Convegno 2015: Autismo e territorio
IL 12 giugno 2015, presso la sala consiliare di Catanzaro si è tenuto il convegno intitolato “Autismo e territorio. Fabbisogni e nuovi criteri di accreditamento”, promosso dall’Associazione Autismokr in collaborazione con le Province e le ASP di Catanzaro e Crotone.
Al dibattito hanno partecipato la Dott.ssa A. Giacquinta, ref. Scient. del Centro Lucrezia di CZ, il dott. S. Bagalà, dir. Unità operativa di NPIA di Crotone, l’Ing. G. Marino, presid. Fondazione Marino per l’Autismo, il dott. G. Brancati, resp. Attività territoriale – LEA, il dott. M. Bossio e il dott. G. Vrenna per l’Ass. Autismokr. Presenti all’incontro pure i Sig.ri Muraca del centro Lucrezia, operatori del settore nonché le famiglie di bambini e ragazzi autistici.
L’occasione, che ha ispirato l’organizzazione del convegno, è stata la necessità di mappare, sulla base di aggiornati dati epidemiologici, i fabbisogni esistenti sul territorio regionale e di conseguenza riscrivere opportunamente i criteri di accreditamento. Un’ occasione, dunque, propizia per problematiche come i disturbi dello spettro autistico, da troppo tempo sottostimate sia in termini numerici che di impatto sociale.
Gli interventi dei referenti scientifici nonché dello stesso ing. Marino hanno ben sottolineato l’incidenza del disturbo autistico in Calabria, evidenziando la necessità di un intervento specifico e risolutivo da parte delle autorità competenti, non solo dal punto di vista normativo ma anche dell’uso razionale ed efficiente delle risorse a disposizione.
La regione Calabria, in tema di autismo, non manca di centri di eccellenza, che fruttificando le conoscenze scientifiche e le esperienze formative, ormai da tempo acquisite, hanno già segnato la strada da percorrere. Tuttavia, il territorio necessita di un ampliamento dei servizi, con strutture adeguate all’utenza per fascia di età, gravità del disturbo ed esigenze specifiche, di maggiori controlli sugli accreditamenti e sull’utilizzo dei farmaci come terapia, di svincolare il disturbo autistico dai limiti, anche organizzativi, della cornice della riabilitazione per permettere interventi educativi mirati ed efficienti.
C ‘è bisogno, dunque, di un progetto di programmazione socio-sanitaria a largo raggio e lungo termine che preveda un coinvolgimento più approfondito degli stessi pediatri e medici di base, formazione permanente del personale, con strutture che non siano centri di riabilitazione ma che prevedano spazi aperti, atelier occupazionali, centri semi-residenziali per autistici adulti con un sufficiente grado di autonomia, rete territoriale di collegamento (ad es. convenzioni con stutture esterne per attività motivanti e con aziende per future collaborazioni).
La presenza partecipativa, sicuramente, ma passiva delle istituzioni ormai non basta più. Servono risposte concrete e, soprattutto, immediate al problema. Serve, dati alla mano, rendersi conto della complessità di una problematica come l’Autismo, in termini di casistica, di ricaduta, in spesa ed organizzazione, sul sistema sanitario, di coinvolgimento psicologico e pratico delle famiglie, come ben ha descritto il dott. Bossio nel suo intervento, troppo spesso lasciate sole ad affrontare un notevole peso emotivo ed economico.
Serve che la politica e i quadri dirigenziali prendano un impegno serio e duraturo con quella parte della popolazione che non può sperare in una cura, perché dall’autismo non si guarisce, ma che, però, ha diritto di costruirsi il futuro, secondo le proprie possibilità e limiti, e che non può e non deve rinunciare alla sua dignità, sentendosi un cittadino senza volto e senza voce.